Le ripercussioni sul piano psicologico, derivanti dalla diffusione del CO-VID 19, si manifestano su livelli differenti che corrispondono alle diverse circostanze per cui le persone vengono in relazione con l'evento pandemico.
Il primo scenario che si osserva riguarda le persone coinvolte in maniera diretta dalla malattia, in quanto l’hanno contratta , o perché essa ha colpito uno o più familiari; le conseguenze in questo caso possono avere effetti devastanti e generare veri e propri traumi. L'esperienza del lutto in questa situazione viene privata del rito funebre che ha un grande potenziale trasmutativo, fondamentale per avviare il processo di elaborazione.
Tra le persone che vivono in prima persona l’emergenza vi sono coloro che lavorano in prima linea come gli operatori sanitari, le forze dell’ordine, gli addetti ai servizi essenziali; queste persone concentrano nella propria esperienza una serie di pressioni derivanti dal rischio concreto di esporsi al contagio e di contagiare i propri familiari, oltre che dal sovraccarico psicofisico cui sono sottoposti. Alcuni optano per vivere lontano dalla famiglia perdendo quindi anche il supporto affettivo di cui avrebbero bisogno.
Un altro scenario che si profila riguarda le persone che vivono con l'ansia di contrarre la malattia, e che inevitabilmente in questo periodo manifestano sintomi di un profondo disagio. Stati d’ansia, tachicardia, nodo allo stomaco, insonnia, incubi, comportamenti ossessivo-compulsivi, crisi di pianto sono alcune delle manifestazioni.
Un altro aspetto altrettanto importante riguarda il senso di smarrimento e un certo disorientamento rispetto alle misure restrittive cui siamo sottoposti. Molti vivono l’isolamento con grande sofferenza. Si osserva spesso un inasprimento dei conflitti familiari, difficoltà nell’organizzare gli spazi, e nel condividere i mezzi tecnologici, disturbi del sonno e dell’alimentazione, apatia o agitazione. Il lavoro agile svolto in modalità di telelavoro non solo è stato avviato senza una formazione specifica, ma vede molti genitori alle prese con un forte stress per il fatto di dover lavorare e contemporaneamente badare ai figli, senza il supporto di nonni o baby sitter.
Un capitolo a parte andrebbe dedicato ai bambini, per i quali la sedentarietà, l’isolamento, la percezione dell’ansia degli adulti, hanno un impatto negativo per lo sviluppo psicofisico. Gli adolescenti amano relazionarsi con il gruppo dei pari, per cui per loro risulta drammatico non poter frequentare la scuola, gli amici e gli amori.
C’è inoltre chi, vivendo da solo, era abituato a coltivare le relazioni al di fuori delle mura domestiche e, ora che questa possibilità è preclusa, vive uno stato di profonda solitudine.
L’impatto dell'isolamento forzato pone degli interrogativi anche per quanto riguarda il futuro: riprenderemo la nostra vita di sempre? Ci abbracceremo? Andremo a scuola? A ballare? O le nostre vite verranno riorganizzate per sempre? L’incertezza sulla durata dell’emergenza e l'ansia di ritornare alla situazione di normalità rappresentano per molte persone un motivo di malessere.
In linea generale si osserva come le persone che già soffrivano di un disagio psicologico in questo periodo mostrano un rafforzarsi delle proprie difficoltà: ansia, depressione, tossicodipendenze, disturbi alimentari, problematiche autolesionistiche si amplificano e trovano agganci patologici e minore speranza di trovare aiuto.
La paura per le conseguenze economiche può generare un forte conflitto interiore. Alcuni si sentono in colpa -in un momento in cui si rischia la vita - a pensare anche agli aspetti economici. Tuttavia è legittimo che si tema anche per il sostentamento della propria famiglia. Le cronache registrano già diversi casi di suicidio.